Dalla ricerca di sé alla ricerca dell’essenza del vivere: Semi da coltivare per il Bene Essere.
Email info@francescodrigo.it
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Linguaggi Diversi

Comprendere, comunicare, esplorare non si riduce certo solo a “dire”. Dire sul tema del benessere è importante, ma linguaggi diversi possono offrire “comprensioni” e comunicare in modo più immediato e profondo. “Poesie”, immagini, i toni del linguaggio parlato invece che scritto, musica ed in genere tutte le forme artistiche possono aiutarci nella ricerca.

Mentre aspetto i vostri contributi ci metto queste mie “cose”. 

Non sono poesie, ma riflessioni in una forma scritta, libera da vincoli grammaticali, che mi ha permesso di “pensare” in modo più completo e di chiarirmi concetti intorno a cui giravo.

Le poesie non vanno spiegate, ma queste non lo sono quindi in seguito le commenterò per condividere meglio dove voglio andare a parare o quale “lampadina” sono riuscito ad accendere su dubbi o confusioni che avevo.

 

Mare

Navi
Piccole, grandi
Forti o veloci
Belle o brutte
Navi
Isolate o legate strette l’una all’altra
Ammassate in gruppi
Navi che rimangono indietro
O che scappano avanti
Navi nella tempesta
O ferme al sicuro nel porto
Ognuna diversa
Unica
Prima o poi
Sola 
Prima o poi come tutte
Sembrerà scomparire nel mare
E’ Lui che le unisce davvero
Davvero le unisce
Toccandole tutte.

Cosa sono?

Come una nave
Che porta viandanti
E l’equipaggio
Che se ne cura
Sono sul mare
Sono del mare

Sono nave
Il mare mi culla
Il mare mi scuote
Mi camminano sopra
Mi stanno dentro
Qualcuno mi cura
Qualcuno mi vede
Conduco il viandante

Sono viandante
Voglio vedere
Sapere
Sentire
Curioso
Bambino
Ho bisogno
Ho paura e faccio festa
Col mare
L’equipaggio e’ per me

Sono equipaggio
Mi chiama il dovere
Curo la nave
I viandanti da servire
Mi portano vita
Li amo
Li odio
Controllo
Ho timore del mare
Sono della nave
Prima del capo

Sono capo al comando
Solo
Mi guadagno il rispetto
Tra viandanti che vogliono
E l’equipaggio che guarda
Ascolto
Sostengo
Divido
Decido
Conosco la nave
Non padrone ma guida
Il mare è un mistero

Sono mare
Senza parole
Nel sogno mi desto
Forte
Vecchio
Grande
Pulso
Soffio
Nutro
Sostengo la nave

Come una nave
Che porta viandanti
E l’equipaggio
Che se ne cura
Sono sul mare
Sono del mare

Dove vado?
A cercare altre navi?
A cercare altri mari?

HOMO HOMINI ALIENUS

Siamo sconosciuti gli uni agli altri.

Questo mi serve a non giudicarli
Senza lo specchio là c’è il mistero
Avanzo curioso per incontrarli
Svuotato lo specchio mi guardo davvero
Non so più chi io sia
Avanzo, dell’essenza curioso,
Cercando la via 

O viceversa se preferisci.

Siamo sconosciuti a noi stessi

Questo mi serve a non giudicarmi
Senza gli specchi abbasso le armi
Mi osservo curioso cercando l’essenza
Caduti gli specchi anche l’altro è mistero
Avanzo, del suo mondo curioso,
convinto che al fondo non c’è differenza

Io sono, qui, adesso.

Mi muovo nella vita del giorno, 

un taxi nel traffico. Dove vado?

Con la mente che corre altre corse. Cosa sono?

Poi…… respiro.  A volte “Divento” Respiro.

Allora, non più autista, mi trovo nel sedile di dietro, 

Divento Viandante.

Osservo, vedo, ascolto: l’interno del taxi; là fuori, le cose da fare;

Me autista che, grato, condivide i suoi affanni.

Tutto si muove intorno a me mentre

Io. Sono. Qui. Adesso.

E’la vita a passarmi davanti.

Per coglierne un frutto non c’è che aspettare il momento in cui passa.   Mentre l’attesa si compie, aspettare vivendo.

SULLA PORTA DI ENTRAMBI

 

I brividi che sento in quel pezzo di Dalla

Quel momento in montagna in cui il tempo era fermo

Il peso sul cuore che ieri schiantava

 

Vorrei tanto

Che tu li vivessi con me

Come me

Provo a dire qualcosa

Poi spio dalla porta che chiusa rimane

Mi guardi?

Sei attento?

Mi capisci? Mi “senti”?

Vorrei tanto che entrassi

Nella casa che sono

In cui solo rimango

Per paura

 

Ascolti Dalla

Sei stato in montagna per ore

Ieri per strada la tua faccia era triste

Dici qualcosa, ma cosa?

 

Vorrei tanto

Sentire,  sapere, dove sei,  cosa vivi

La porta chiusa rimane

Ho paura e non chiedo, non busso

Sono solo

Fammi entrare

Memoria

“Ogni cosa è illuminata”
dice un film.
La memoria illumina le cose
Come dire: le fa vivere
Come dire: le fa esistere

Ho succhiato il seno di mia madre
e non me ne ricordo
Ho mosso i miei primi passi
e non me ne ricordo

Tante cose 
Respiri, occhiate, sorrisi, tristezze,
Vissute
che non ricordo.

Il solo pensiero mi angoscia
qualcosa di me ha paura
e subito cerca affannosamente
nei ripostigli
di illuminare a caso alcuni di quei
Respiri, occhiate, sorrisi, tristezze, momenti
“eccoli!” mi dice
“ce l’ho”
esistono.
Esisto.

Ma io so
che per uno che ricordo
milioni
non potrò
mai
ricordare

“Non sono esistiti?”
So che sono esistiti
“Sono morti?”
So che sono dentro quello che io sono
Quindi vivono

Tutto questo non basta alla mia angoscia
Come quando cerco di rassicurarla dalla paura della fine
“So che non ci sarà una fine ma una comunione”
E lei risponde
“tenetevela quest’altra vita
se non potrò ricordare
di essere IO”

Povera paura
Più di non esserci
teme di non ricordare
di non possedere
Aggrappata alla memoria per paura di perdersi .
Lascia andare. Nulla va perso se lo regali. 

Tensione esistenziale

E’ un filo sempre teso                Dentro

Una nota costante                     Nella mente

Di solito nascosta                      Non vista

Accuratamente evitata

Come una sete che                    Senza acqua

Conviene non sentire

Tutto

Quello che facciamo                Sentiamo Pensiamo

Sembra inventato                    Ad arte 

Per distrarci.

Seguire il filo,

Ascoltare la nota

In qualche modo fa male          Snerva.

Prova a

Stare                                             E basta

Senza libro o TV o musica

Seduto.

Vivere punto.

Allora la senti

Come un pungolo:

Il filo sempre teso

La nota costante

La sete senza acqua

 

No. Non Pungolo                      Struggente Richiamo